L’avanzare dell’età spesso si accompagna all’insorgenza di dolore cronico, definito come dolore che persiste o ricorre per più di tre mesi. Si stima infatti che ne soffrano fino al 55% delle persone oltre i 60 anni di età e fino al 62% di quelle oltre i 75 anni, mentre tale percentuale raggiunge l’83% nei soggetti ospiti delle case di riposo.
Oltre che per l’ampia prevalenza, il dolore cronico rappresenta un importante problema di salute pubblica anche per le conseguenze psicofisiche che da esso derivano. Alcune sindromi dolorose croniche sono infatti fra le principali cause di depressione e di anni vissuti con disabilità.
C’è dolore e dolore
Nella maggior parte dei casi, il dolore cronico nei senior è secondario a uno o più disturbi preesistenti. Artrosi, diabete, cancro, traumi o interventi chirurgici sono tra le principali cause. Un’altra condizione prevalente nella terza età, seppur spesso sottodiagnosticata, è rappresentata dalla polimialgia reumatica. Per approfondire il tema è possibile consultare l’articolo pubblicato su questo sito “Dolore e rigidità alle spalle?”.
Oltre alle cause, anche le caratteristiche del dolore possono variare notevolmente: andamento nel tempo, modalità di esordio, localizzazione e irradiazione vanno dunque meticolosamente indagati. Tuttavia, la valutazione del dolore cronico non è affare semplice.
Infatti, gli over65 tendono a essere reticenti nel riferirlo, sia perché spesso lo considerano parte normale del processo fisiologico di invecchiamento, sia per abitudine a sopportarlo, sia per paura degli effetti dei farmaci o dell’idea di essere un peso per gli altri. Il quadro può poi essere ulteriormente complicato dalla presenza di deficit cognitivi, che possono condurre a una sottostima del dolore e della sua gravità. Di conseguenza, il dolore rimane spesso sottotrattato oppure trattato solo “al bisogno”.
Quali sono le possibili conseguenze?
Per quanto complesso, il riconoscimento del dolore è di fondamentale importanza, poiché esso ha un impatto significativo sulle condizioni generali di salute della popolazione che invecchia. La sua presenza, infatti, è dimostrata associarsi a una serie di effetti negativi, quali ridotta funzionalità fisica, cadute, diminuzione dell’appetito e riduzione della mobilità.
Inoltre, quando il dolore persiste nel tempo possono insorgere disturbi emotivi come ansia e deflessione del tono dell’umore, nonché disturbi del sonno. Da un lato, infatti, il dolore rende più difficile addormentarsi e causa frequenti risvegli, dall’altro la mancanza di sonno che ne consegue impatta sulla percezione stessa del dolore, abbassandone la soglia e rendendo quindi chi ne soffre più vulnerabile.
Trattare il dolore: la necessità di interventi graduali e personalizzati
Nella gestione del dolore cronico nei senior, l’obiettivo prioritario è quello di mantenere un livello di autonomia adeguato e una buona qualità della vita. Tuttavia, questa gestione è complicata dalla frequente concomitanza di più malattie croniche e dalla politerapia, con il rischio di effetti collaterali anche importanti. In generale, è raccomandato adottare un approccio “a gradini”.
Pertanto, i trattamenti non farmacologici (fisici come fisioterapia, tecniche di elettrostimolazione, massaggi e/o psicoeducativi) o l’uso localizzato di farmaci (per esempio iniezioni endoarticolari o applicazioni topiche) vengono spesso preferiti come terapia iniziale. I farmaci sistemici sono generalmente introdotti in una fase successiva rispetto a quanto avviene negli individui più giovani, a causa dell’aumento del potenziale di effetti collaterali, tossicità e interazioni, richiedendo comunque uno stretto monitoraggio nel tempo.
In conclusione, il dolore cronico nei senior rappresenta un problema diffuso e complesso.
Riconoscerlo e gestirlo precocemente è fondamentale per limitare la perdita di autosufficienza e preservare il benessere di questa popolazione.
Fonte: https://osservatoriosenior.it/2024/06/dottore-ho-male-dappertutto-2/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_source_platform=mailpoet&utm_campaign=osservatorio-senior-ultime-novita-14-febbraio-2023-test-8