Gamification: quando il gioco si fa serio

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“Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazione”

Chi l’ha detto? Platone, e in fondo come dargli torto. Quante volte ci è capitato di fare un qualsivoglia gioco con qualcuno e di scorgere dettagli e sfumature della sua personalità che ancora non avevamo notato? Probabilmente è il sentimento di libertà del vivere qualcosa di non-reale, di slegato dalla concretezza, a renderci così “veri”; una pratica atta a raggiungere uno scopo che non rientra tra i nostri bisogni primari e che quindi lascia emergere la parte più naturale – forse perché meno socialmente influenzata – di noi.

Se è vero dunque che attraverso il gioco abbiamo occasione di conoscere meglio una persona, c’è un altro tema su cui è altrettanto importante soffermarci: l’attività ludica stimola le nostre capacità di apprendimento e stimolo all’azione, rivelandosi alleato importante per alcune situazioni che, soprattutto in età avanzata, potrebbero essere più difficili da affrontare.

Stiamo parlando della pratica ormai riconosciuta con il nome di “gamification”.

Se giocare è un’attività di svago fine a sé stessa, gamificare qualcosa significa applicare i meccanismi tipici del gioco a un contesto non prettamente ludico, quasi sempre attraverso una piattaforma o tecnologia.

Mai sentito? Eppure, si tratta di una metodologia sempre più diffusa, sia in contesti di lavoro che nella vita quotidiana.

I dati.

Secondo ReportLinker, infatti, il valore del mercato della gamification nel 2018 era pari a 6,8 miliardi di dollari con una previsione di crescita del 32%: nel 2024 dovrebbe raggiungere 40 miliardi di dollari.

Sempre in ottica di previsioni, è interessante notare anche i dati Metaari: per il periodo 2018-2023 è previsto un notevole tasso di crescita dell’apprendimento, soprattutto grazie a tecniche basate sul gioco: l’Africa è emersa come il paese con il tasso più alto, pari al 60,1%, segue il Nord America con il 46,1%, Europa con una media del 41%, America Latina 40%, Medio Oriente 32,3% e infine Asia-Pacifico con il 27%.

L’impatto della gamification sulla generazione Senior.

Di primo acchito si potrebbe pensare, però, che la gamification vada a coinvolgere soprattutto un pubblico di giovanissimi, nati e cresciuti con la tecnologia e i suoi meccanismi.

Tuttavia, proprio per la molteplicità degli ambiti di applicazione, è una metodologia che si sta rilevando sempre più interessante anche per i Senior, soprattutto in ottica di apprendimento e riabilitazione: sono diversi gli studi che sottolineano quanto la gamification possa risultare positiva nel portare avanti cure e terapie.

Una ricerca canadese, ad esempio, si è focalizzata sui programmi fitness volti a combattere uno stile di vita sedentario e favorire la motivazione di un pubblico Senior. Per farlo, hanno sviluppato un programma di lavoro di otto settimane a tre condizioni: gamificato, non gamificato e sotto il controllo di un trainer. I risultati migliori? Quelli di chi ha seguito il programma tecnologico gamificato! Gli elementi distintivi che hanno permesso un maggior impegno sono stati coinvolgimento, motivazione e divertimento.

Un altro studio interessante è quello realizzato a Singapore con lo scopo di valutare l’efficacia di una piattaforma di riabilitazione impostata su questo stesso meccanismo. Cinquanta anziani sono stati coinvolti in un gioco digitale della durata di 30 minuti ottenendo altrettanti risultati incoraggianti in termini di risultati e interesse.

Non ci sono, però, solo studi, anche i casi di applicazioni concreta sono tantissimi. Un esempio? Rehability, attraverso il quale il paziente può eseguire presso la struttura dove è in cura o a distanza, gli esercizi gamificati della terapia personalizzata che porta avanti, sotto supervisione costante del medico. E anche qua l’esito è più che positivo circa effetti e aderenza alla terapia.

Gamification: perché ci piace?

Insomma, emerge dal quadro presentato quanto la gamification sia un eccellente incentivo per la motivazione. Ma perché è così efficace?

Perché portare a termine un compito stimola il rilascio di dopamina, come spiega Psychology Today. E il cervello questo rilascio lo sperimenta come estremamente positivo, per questo è portato naturalmente a ripetere il comportamento più e più volte.

I sistemi neurologici e fisiologici che si attivano durante il gioco, infatti, sono gli stessi alla base del piacere: dall’attenzione, alla gratificazione, alla motivazione, giocare è qualcosa di connaturato nell’uomo e che appartiene a tutte le età.

Fonte: https://osservatoriosenior.it/2019/11/gamification-quando-il-gioco-si-fa-serio/