L’ANFORA

“Ogni giorno, un contadino portava l’acqua dalla
sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava
sulla groppa dell’asino, che gli trotterellava accanto.
Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il
viaggio, perdeva acqua.
L’altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto
senza perderne neppure una goccia.
L’anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e
inutile, tanto più che l’anfora nuova non perdeva
l’occasione di far notare la sua perfezione: “Non perdo
neanche una stilla d’acqua, io!”
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone:
“Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo,
fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al
villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia
debolezza e le mie ferite”
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse
all’anfora screpolata e le disse: “Guarda il bordo della
strada”
“E bellissimo, pieno di fiori”
“Solo grazie a te”, disse il padrone. “Sei tu che ogni
giorno innaffi il bordo della strada. lo ho comprato un
pacchetto di
semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza
saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno….
La vecchia anfora non lo disse mai a nessuno, ma quel
giorno si senti morire di gioia.
Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo
vogliamo, possiamo fare meraviglie con le nostre
imperfezioni”
Bruno Ferrero