L’elisir di lunga vita, esiste davvero?

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Alcune regole per invecchiare in salute.

Uno dei frutti del benessere economico e delle grandi scoperte scientifiche del nostro secolo è l’allungamento della vita. In Italia, secondo dati ISTAT aggiornati al 2021, la speranza di vita alla nascita si attesta intorno agli 82 anni, considerando entrambi i sessi.

Tuttavia, invecchiando, si corre il rischio di sviluppare patologie croniche, cioè condizioni morbose (problemi di salute) che durano per almeno sei mesi o anche per molti anni. La lista è particolarmente lunga e comprende alcune cardiopatie, gli esiti di ictus, il diabete, alcune malattie respiratorie, la demenza, l’artrosi e l’osteoporosi, i disturbi della vista e dell’udito.

La loro prevalenza correla con l’età ed è particolarmente rilevante (oltre il 70%) nelle persone con età maggiore di 65 anni.

Le malattie croniche possono essere particolarmente invalidanti.

Per esprimere quantitativamente l’impatto di una malattia sulla salute è stato introdotto il concetto del Daly (Disability Adjusted Life Year) che è pari alla somma degli anni di vita persi a causa di una morte prematura e di quelli vissuti in malattia invece che in salute; in sostanza il Daly misura anni di vita persi a causa della comparsa di una patologia cronica.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in Europa quasi il 60% del carico di patologie (in Daly)

è causato da sette condizioni morbose:

ipertensione (12,8%), tabagismo (12,3%), alcol (10,1%), eccesso di colesterolo  (8,7%), sovrappeso (7,8%), scarso consumo di frutta e verdura (4,4%) e inattività fisica (3,5%).

A questi va aggiunto anche il diabete, ampiamente riconosciuto fra i fattori di rischio principali per lo sviluppo di malattie cardiovascolari.

Da qui l’esigenza di porre l’accento sulla prevenzione, dato che alla base delle malattie croniche ci sono diversi fattori di rischio modificabili, tra cui proprio quelli sopra elencati.

Ogni giorno possiamo impegnarci a seguire alcune semplici ma fondamentali regole ormai assodate capaci di impattare in modo positivo sia sulla quantità che sulla qualità della nostra vita.

Da dove cominciare?

A tavola, certamente. Una dieta sana include frutta e verdura, fibre (compresi i cereali), grassi monoinsaturi (mandorle, noci, pistacchi) e acidi grassi Omega-3 (da pesce, fonti vegetali o integratori).

Uno spuntino a base di frutta a guscio, ad esempio, è ideale per ridurre la sensazione di fame ed essendo ricca di fibre e Omega 3 riduce il rischio di malattie metaboliche.

Vanno invece evitati gli acidi grassi saturi (burro, formaggi grassi, lardo, carni animali).

Le bevande alcoliche vanno assunte con moderazione (1-2 bicchieri di vino/die) e vanno evitate le bibite e le bevande zuccherine.

Il consumo giornaliero di sale dovrebbe essere fortemente contenuto e non superiore ai 5 grammi al giorno.

Altra pietra miliare è la pratica di una regolare attività fisica. Sono raccomandati esercizi di intensità moderata per 150 minuti a settimana, esercizi di intensità vigorosa per 75 minuti a settimana o una combinazione equivalente di queste attività.

Gli adulti con capacità di esercizio limitata a causa di comorbilità dovrebbero rimanere fisicamente attivi per quanto consentito dalle loro condizioni.

Anche quantità modeste di attività fisica regolare, come camminare a ritmo sostenuto per 20 minuti al giorno, sono associate a benefici significativi sul rischio cardiovascolare.

Lo stile di vita è pure importante.

Il fumo di sigaretta rimane la principale causa evitabile di morte prematura in tutto il mondo. I benefici della cessazione iniziano a manifestarsi dopo pochi mesi e raggiungono quelli del non fumatore in diversi anni, anche tra gli anziani.

Glicemia e colesterolo devono essere tenuti sotto controllo. Valori di glicemia superiori ai 100 mg/dl sono un campanello di allarme importante, mentre valori superiori ai 125 mg/dl (superiori a 6,5% di HbA1c) sono indicativi di diabete. I valori ottimali di colesterolo totale nel sangue non devono superare i 200 mg/dl per un individuo sano, mentre per i soggetti a rischio i valori “limite” sono più bassi.

Infine, particolare attenzione va prestata al controllo della pressione arteriosa, almeno a partire dai 40 anni, e del peso corporeo. Sovrappeso e obesità, infatti, aumentano il rischio di ipertensione, dislipidemia e insulino-resistenza, mentre è stato dimostrato che la perdita di peso migliora questi parametri.

Ma tutto ciò è sufficiente? Esistono delle cosiddette “blue zone” nel mondo, tra cui l’Ogliastra in Sardegna, le isole Okinawa in Giappone, Ikaria in Grecia e la penisola Nicoya in Costa Rica, dove superare i 100 anni è più facile che nel resto del globo e l’età media è molto alta.

Si tratta di aree oggetto di studi che puntano a scoprire il segreto della longevità.

Di sicuro il fattore genetico è vincente ma è ormai chiaro che anche altri fattori giocano un ruolo importante. E’infatti emerso che gli abitanti di questi territori vivono in un contesto di socialità attiva, si sentono utili e coinvolti, perfettamente integrati nella comunità, coltivano hobbies e vivono una quotidianità sufficientemente lontana da stress, con ritmi di vita a misura d’uomo.

La solitudine e l’abbandono si configurano quindi come fattori fortemente condizionanti il benessere della persona e capaci di incidere sulla nostra salute.

In conclusione, la salute, secondo la più recente definizione dell’OMS, é “la capacità di adattamento e di autogestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive”.

Ecco che in questo scenario la prevenzione rappresenta la carta vincente per fronteggiare la sfida del passare del tempo e guadagnare così anni di vita in salute.

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Fonte: https://osservatoriosenior.it/2021/06/lelisir-di-lunga-vita-esiste-davvero/