Siamo ancora la generazione più fortunata?

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Si sta avvicinando l’estate, le cronache sono dominate da un’Italia che sta ripartendo e le vaccinazioni procedono a ritmo serrato.

Si può quindi immaginare che anche per i senior il peggio sia passato? e che, oltre la cronaca, il dopo Covid sarà un’era in cui i baby boomers torneranno a vivere come prima della pandemia?

Il paradigma dell’invecchiamento attivo che ha dominato gli ultimi dieci anni rimarrà il modello di riferimento oppure l’esperienza Covid l’ha spazzato via e verrà sostituito da altro?

A livello psicologico, i desideri e le motivazioni che hanno prevalso tra i senior nell’ultimo decennio, sono stati incentrati sul poter avere una vita relazionale ricca, sull’invecchiare attivamente, sull’essere indipendenti e in movimento, sull’avere un ruolo attivo nella società e in famiglia, su una buona dose di fiducia nelle proprie possibilità per poter ancora realizzare sogni.

Tutto ciò è stata una grande novità rispetto al passato, ma la domanda ora è: questo paradigma rimarrà, oppure ha fatto il suo tempo?

Non succederà che la paura e la prudenza sperimentate da molti senior durante l’anno e mezzo di Covid fin qui trascorso avranno la meglio?

Non sarà che paura e prudenza si scontreranno con questi desideri e ci troveremo ricacciati nel modello di una volta, quello dell’anziano fragile, poco mobile, preoccupato per la propria salute, in ruolo secondario nella società?

Insomma, dobbiamo forse attrezzarci per un nuovo cambio di paradigma o per un ritorno all’indietro?

Il dubbio c’è. Difficile dire ora cosa prevarrà, al momento si leggono segnali sia nell’una sia nell’altra direzione. Vediamone alcuni.

Sul piano demografico, nel 2020 a causa della pandemia la speranza di vita è scesa in Italia di 14 mesi, a 82 anni: ben 1,2 anni sotto il livello del 2019. Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. E il Covid ha causato in Italia quasi 100mila decessi in più di quanto atteso. Ciò ovviamente mette paura a chi è avanti negli anni e fa capire che non si può dare per scontata la longevità.

D’altra parte, la pur elevata mortalità degli over60, e soprattutto degli over80, censita durante il 2020 non ha modificato di molto il trend della struttura demografica italiana (ed europea), per cui si prevede che la “piramide rovesciata” (cioè una società con più anziani che giovani) non sarà scalfita, anzi, si prevede che il trend proseguirà nella direzione di una prevalenza sempre più marcata di persone nelle fasce di età più elevate.

Nei comportamenti sociali, la paura di contagiarsi e di finire in ospedale ha modificato le abitudini della maggioranza dei senior, ancor più dei divieti imposti. Si sono registrate cautele elevate nel frequentare altre persone, familiari e non, coetanei e non. L’attenzione a frequentare il minimo indispensabile luoghi chiusi e affollati è stata alta. Le storie di solitudine si sono moltiplicate.

D’altro canto, indagini e testimonianze recenti segnalano che il desiderio di tornare a viaggiare, a frequentare eventi e ad avere rapporti sociali non mediati da qualche piattaforma digitale, è forte anche tra i senior, magari semplicemente la prudenza porterà il sessanta – settantenne a spostare un po’ più in avanti il momento dell’esposizione sociale.

Nel guardare alle generazioni più giovani, l’insofferenza dei senior nel vedere il non rispetto frequente delle regole è stata manifestata in molte occasioni pubbliche e private e non poche volte ha generato un sentimento di ostilità; pur tuttavia, prevalente è stata la sofferenza per non poter frequentare come al solito figli e nipoti e certamente diffusa tra i senior è stata anche la comprensione per i giovani che hanno vissuto con molta fatica le restrizioni di relazioni sociali.

Infine, sul piano economico i baby boomers in generale non sono stati tra coloro che hanno visto scalfita la propria solidità patrimoniale e chi percepisce la pensione ha potuto mantenere una stabilità di reddito. D’altra parte, il famoso PNRR prevede (giustamente) investimenti soprattutto a favore delle generazioni più giovani e, come è stato rilevato (vedi questo articolo di Giorgio Fiorentini) i soldi dedicati nel piano alle esigenze delle generazioni più anziane sono residuali.

Insomma, la speranza che la terza età riprenda ad essere una stagione di vita piena, attiva e gratificante è di tutti noi. Vedremo col tempo se la pesante esperienza del Covid ci condizionerà invece a tal punto da sperimentare una fase di “riflusso” o di ricerca di nuovi equilibri.

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Fonte: https://osservatoriosenior.it/2021/06/siamo-ancora-la-generazione-piu-fortunata/