Storia dell’Origami – continua e ora …..”Iniziamo a piegare “

 “Storia dell’Origami” (Ultima parte)

In Europa, in un primo tempo, gli origamisti venivano considerati dei maghi o dei prestigiatori: nessuno aveva mai visto cose del genere prima di allora.

Salvo lodevoli eccezioni come Leonardo da Vinci, Lewis Carroll e pochi altri, almeno fino alla metà del XIX secolo nessuno aveva mai pensato di piegare la carta per ottenere figure anche molto semplici; ancor meno era stato possibile conoscere gli origami per via dell’isolamento quasi completo del Giappone.

Curiosamente era molto più diffuso l’uso di piegare  stoffe, tovaglie e tovaglioli per ottenere figure di ogni sorta: si faceva origami con la stoffa anziché con la carta, per abbellire le tavole imbandite nelle corti dei grandi signori; questa tecnica era oggetto di appositi trattati di cui si conservano rarissimi esemplari.

Fu Friedrich Frobel, un precettore dell’epoca che, verso la metà del XIX secolo intuì le enormi potenzialità dell’origami in campo educativo, per sviluppare la creatività degli alunni e insegnare varie regole di geometria elementare.

La sua esperienza, tuttavia, restò un caso isolato per molto tempo, anche se contribuì in parte alla diffusione dell’origami in Occidente.

Per una serie di fortunate circostanze tuttavia l’esperienza di Frobel non restò lettera morta ma venne anzi riconsiderata proprio in Giappone, dove fu riconosciuta ed applicata su larga scala nell’educazione dei bambini.

Tra coloro che s’interessarono a questo metodo c’era anche Akira Yoshizawa, uno dei più grandi maestri dell’origami.

Da sempre fortemente attratto da quest’arte, quando ricevette l’incarico di formare gli impiegati della ditta dove lavorava, non ebbe esitazioni ad usare la carta per insegnare loro la geometria.

L’amore di Yoshizawa per l’origami gli consenti di elevare questa disciplina da tecnica ad arte. Egli rivoluzionò infatti il modo di piegare la carta a partire dalla concezione del modello.

Introdusse il concetto di “pieghe morbide” e diede impulso alla tridimensionalità che fino ad allora era stata trascurata se non malvista.

Sviluppò anche la tecnica della “piega bagnata” per conferire ai suoi modelli quella plasticità ancora oggi insuperata.

Il mondo conobbe Yoshizawa quando questi nel 1952 pubblicò la sua prima raccolta di lavori su una rivista giapponese.

Si trattava dei dodici segni zodiacali, che destarono immediato scalpore, suscitando stupore per la straordinaria bellezza  e per la tecnica assolutamente nuova.

Insieme ad altri due grandi personaggi dell’origami moderno, Samuel Randlett e Robert Harbin, ideò una serie di simboli e segni grafici per indicare le pieghe da eseguire su un foglio di carta: per l’origami fu come rivivere la rivoluzione della stampa.

Il linguaggio dei segni, infatti, era internazionale e superava tutte le barriere linguistiche; finalmente diventava possibile trasmettere un dato modello senza bisogno della presenza di un maestro che insegnasse all’allievo.

La validità di questo metodo è testimoniata dal fatto che tali simboli sono usati ancora oggi, senza aver praticamente subito alcuna modifica.

LE PIEGHE NELL’ORIGAMI

 PIEGA A VALLE. E’ il tipo di piega che incontreremo più spesso. Viene chiamata a valle perché eseguita sempre verso la parte anteriore del lavoro, cioè sul lato del foglio rivolto verso di noi; essa sarà quindi sempre visibile.

 PIEGA A MONTE. Si tratta praticamente dell’inverso della piega a valle: infatti deve essere eseguita portando l’angolo in questione sul retro del lavoro, rendendola così non visibile ai nostri occhi.

 CONTROPIEGA. E’ il tipo di piega più complesso che incontreremo. Per realizzare una contropiega è assolutamente necessario avere ben chiaro il concetto di traccia: infatti, senza l’aiuto delle giuste tracce  è praticamente impossibile, o quanto meno assai laborioso, realizzare una contropiega.

Una contropiega può essere effettuata verso l’esterno o verso l’interno della figura: nel primo caso è sempre necessario aprire la punta interessata seguendo le tracce relative (che troverete sempre indicate nei disegni); poi, sfruttando una seconda coppia di tracce secondarie, si deve portare la stessa punta verso l’esterno della figura nella direzione desiderata.

Per quanto riguarda la contropiega verso l’interno occorre sempre realizzare con attenzione le tracce necessarie; successivamente si apre la punta in questione e si porta il lato delimitante della stessa verso l’interno del lavoro, seguendo le tracce precedentemente eseguite.

Ma, niente paura, vi spiegheremo con cura come fare nei prossimi numeri!!, intanto sciogliete le mani ….