Grani antichi: è vero che ….?

3 minuti di lettura

L’incremento delle patologie croniche collegate all’avanzare dell’età e ad uno scorretto comportamento alimentare, ha portato allo sviluppo di un crescente interesse nell’identificazione di alimenti con un maggiore potenziale benefico, per preservare lo stato di salute nel corso degli anni. Attualmente, tra le tematiche più d’interesse si trovano i grani antichi e i loro presunti benefici.

Numerosi sono i fattori per cui le persone anziane potrebbero non introdurre un sufficiente apporto di cereali e derivati, come inappetenza, difficoltà nella masticazione e nella deglutizione, problemi cognitivi; tutto ciò potrebbe favorire la comparsa di carenze nutrizionali.

Il grano rappresenta uno degli alimenti principali nella dieta mediterranea: è ricco di carboidrati complessi, che sono raccomandati come parte integrante nell’alimentazione della popolazione a tutte le età. Infatti, le Linee Guida per una sana alimentazione suggeriscono di consumare regolarmente pane e pasta, riso e altri cereali come fonti di energia, carboidrati complessi, proteine vegetali e fibra.

Cosa sono i grani antichi? Sono delle varietà di grani coltivati dalle antiche civiltà fino alla metà del secolo scorso. La loro produzione si è ridotta negli anni, fino quasi a scomparire, a vantaggio di nuove varietà con rese maggiori e caratteristiche più idonee alle lavorazioni successive. Sono esempi di grani antichi Tumminia, Saragolla, Senatore Cappelli, Russello, Grano Monococco, Gentil Rosso, Verna, Rieti, Ardito, Perciasacchi, ecc. Il Kamut® è invece il marchio commerciale di un tipo di grano, si riferisce ad un grano che deve essere prodotto seguendo un certo disciplinare e che è sì di origini antiche (grano Khorasan), ma è ben diverso, oggi, da quello coltivato secoli fa.

Sono prodotti più genuini e meno raffinati? A dire il vero no, perché anche in passato sono state selezionate le diverse varietà di grani attraverso gli incroci delle piante per ottenere le qualità migliori. Da non dimenticare che la composizione del grano è ampiamente influenzata sia dall’ambiente che dagli interventi eseguiti dai coltivatori. Loro decidono in che misura utilizzare i concimi e i diserbanti nonché le tipologie di macinazioni e raffinazioni da impiegare nella produzione. Quindi tutte queste scelte non sono condizionate dalla tipologia del grano, sia questo antico o moderno.

Contengono meno glutine? Alla luce degli studi scientifici attualmente disponibili, non è possibile affermare che i grani antichi contengano meno glutine rispetto a quelli moderni. Oggi molti studi si sono concentrati piuttosto sull’effetto del glutine, presente nelle diverse varietà di grano, sui soggetti affetti da celiachia. Ancora però non ci sono dei risultati definitivi che possano confermare un beneficio nelle scelte.

Sono la scelta più salutare? Sotto il profilo nutrizionale le differenze, tra i grani antichi e moderni, non sono significative. Le nuove ricerche scientifiche non hanno ancora riconosciuto né confermato le proprietà benefiche nel miglioramento dei parametri metabolici né infiammatori. Quindi non è possibile affermare che ci sia un vantaggio nel ridurre il rischio di sviluppo di patologie croniche. Attualmente abbiamo a disposizione dati limitati degli studi sull’uomo che non ci danno la certezza che i grani antichi debbano essere preferiti rispetto a quelli moderni per migliorare lo stato di salute. Pertanto, non possono certamente essere intesi come promotori di salute rispetto a quelli moderni.

Se vogliamo individuare un possibile vantaggio nel consumo di grani antichi, dobbiamo piuttosto guardare al fatto che esso permette di preservare delle varietà destinate altrimenti a scomparire.

FONTE: https://osservatoriosenior.it/2020/12/grani-antichi-e-vero-che/