Tenere in braccio il nipote

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Scrive una lettrice: Buongiorno. Sono una nonna di 68 anni, al secondo nipote. Come succede spesso, i nipotini vengono affidati per ore alle nonne, le quali sono ben contente, come la sottoscritta, di passare del tempo con loro e di accudirli. Ma a questa età non è così semplice occuparsi del bebè. Il primo nipote l’ho avuto che di anni ne avevo 60 e sollevarlo dal lettino, tenerlo in braccio, spostarlo da un posto all’altro non era un gran problema, ce la facevo con una certa facilità. Ora, con il nuovo piccolo che già pesa quasi 7 chili, ad ogni sollevamento la schiena duole e il giorno dopo sono mezza bloccata. Non sono una sedentaria, cammino spesso, ma evidentemente non basta. Che cosa posso fare per riuscire nei movimenti necessari senza farmi male?”

Incominciamo con il dire: evviva i nonni che forniscono tanto aiuto ai loro figli e ai loro nipoti! Detto questo, c’è il risvolto della medaglia, perché nella quasi totalità i nonni sono senior, il che comporta qualche acciacco e comunque le tipiche difficoltà dell’età che avanza.

L’accudire un bambino piccolo comporta tutta una serie di movimenti che in realtà noi già facciamo nelle attività della vita quotidiana (le cosiddette ADL, acronimo di Activities Daily Living) e che vengono anche utilizzate in medicina per valutare l’autosufficienza di una persona attraverso un test alfanumerico.

Tenere le manine di un piccolino che corre per il corridoio è come piegarsi con l’aspirapolvere per pulire il pavimento; sollevare il nipotino da terra è come prendere con due mani un cestello di acqua minerale e porlo sul tavolo della cucina, tanto più impegnativo se dobbiamo anche sporgerci dentro il lettino o nel suo box perché l’impegno muscolo-articolare sulla colonna si eleva moltissimo; tenere in braccio la nipotina, che magari sta facendo i capricci, è come portare una pila di pesanti lenzuola stirate per riporle nell’armadio; non ultimo, se ci viene (e come se ci viene!) la voglia di giocarci assieme, è bellissimo stare seduti sul pavimento, poi però bisogna alzarsi utilizzando spesso delle vere contorsioni da yoga avanzato.

Che dire, quindi? Si potrebbe risolvere il tutto consigliando di andare in una palestra e, facendosi seguire da un personal trainer, fare un programma di allenamento il più completo possibile. Oppure (in questo caso serve veramente) andare in piscina e farsi una ventina di vasche almeno tre volte la settimana.

Stante che è più facile a dirsi che a farsi e che il tempo da dedicare ai propri nipotini si allunga sempre di più in modo inversamente proporzionale alla loro età, è meglio ragionare in termini di prevenzione, ovvero seguire le ADL nel modo più corretto possibile.

Quindi, se devo sollevarlo da terra o dal suo lettino, evitare di esercitare la forza solo con la schiena, ma piegare opportunamente le gambe utilizzando entrambe come pistoni per spingere verso l’alto il peso; se lo devo tenere in braccio, alternerò la presa spostandolo da destra verso sinistra e viceversa, questo per evitare un sovraccarico alla cuffia dei rotatori della spalla; sempre tenendolo in braccio, evitare di estendere eccessivamente il capo all’indietro perché noi tutti posteriormente possediamo due arterie vertebrali che a livello della seconda vertebra cervicale si piegano formando una specie di scalino, passando attraverso dei forami che con l’età e l’artrosi possono diventare più stretti e accentuare la loro pressione nel movimento di iperestensione del capo: ciò può portare a improvvise sindromi vertiginose o peggio ai drop attack (causati da una temporanea ischemia vascolare), con temibili perdite dell’equilibrio. Pensiamo cosa significa cadere con un piccolino in braccio.

Sempre tenendolo in braccio, se dobbiamo compiere dei movimenti di torsione della colonna, evitiamo di eseguirli, preferendo piuttosto ruotare tutto il corpo di modo che la postura non subisca alterazioni e che quindi il movimento sia condotto correttamente in modo frontale. Se mi devo alzare, dopo che ho finito di giocare agli indiani, per andare a preparargli la pappa, bisogna ricordarsi di tenere nelle vicinanze una seggiola ed effettuare il movimento prima mettendosi in ginocchio e poi alzarsi spingendo con un arto inferiore, aiutandosi con la mano appoggiandola sul sedile o sulla spalliera della seggiola.

Come si vede, fare il nonno è una cosa meravigliosa che comporta però tutta una serie di piccole problematiche muscolo-articolari che conviene affrontare nella dimensione di eseguire i movimenti nella maniera più corretta, come dicevamo sopra, evitando disequilibri e sovraccarichi funzionali che poi si pagano in termini di dolori, contratture e fastidiose nevralgie.

Però il gioco vale sempre la candela: viva i nonni!

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